Quattordici scienziati italiani, tra cui il premio Nobel Giorgio Parisi, il presidente del Consiglio superiore di Sanità Franco Locatelli e l’immunologo Alberto Mantovani, hanno emesso un appello congiunto a difesa del servizio sanitario nazionale (SSN), sottolineando l’indispensabilità di questo sistema pur denunciandone la crisi attuale.
Chiedono al governo di intervenire tempestivamente per migliorare le strutture sanitarie e le condizioni lavorative dei professionisti del settore al fine di contrastare la crescente fuga del personale dal pubblico verso il privato. La loro preoccupazione è alimentata dal fatto che nel 2025 solo il 6,2% del PIL sarà destinato alla sanità pubblica, una cifra insufficiente per garantire un servizio adeguato.
Gli esperti sottolineano la necessità di investire nelle strutture sanitarie, evidenziando che la maggior parte degli ospedali è obsoleta, con due su tre che hanno più di 50 anni e uno su tre costruito prima del 1940. Tuttavia, il vero tesoro del SSN è il suo personale, ma la crescente pressione sui professionisti sanitari porta a una fuga verso il settore privato. “Appare evidente”, scrivono i firmatari, “che le retribuzioni debbano essere adeguate, ma è indispensabile affrontare temi come la valorizzazione degli operatori, la loro tutela e la garanzia di condizioni di lavoro sostenibili.
Per invertire questa tendenza, gli scienziati chiedono un piano straordinario di finanziamento del SSN, con risorse specifiche destinate a rimuovere gli squilibri territoriali e a migliorare le condizioni di lavoro e le retribuzioni dei professionisti sanitari. La carenza di infermieri è particolarmente grave e richiede azioni immediate per garantire un’assistenza adeguata alla crescente popolazione anziana con patologie croniche.
La situazione attuale alimenta la sfiducia dei cittadini nel Servizio Sanitario Nazionale, dall’ultimo rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese emerge che, in Italia, il 79% dei cittadini si dice molto preoccupato per il futuro del SSN, temendo di non poter accedere a cure tempestive e adeguate. Il 75,8% dichiara di aver percepito un peggioramento nell’accesso alle prestazioni sanitarie nella propria regione e manca fiducia nell’universalismo del sistema: ben l’89,7% dei cittadini è ormai convinta che solo i ceti abbienti abbiano un accesso privilegiato alle cure.