fbpx

Comunicazione del corpo

comunicazione del corpo

Per utilizzare efficacemente la comunicazione del corpo nella comunicazione, è importante essere consapevoli dei propri gesti, postura ed espressioni facciali, e della loro possibile interpretazione da parte degli altri. Ora analizziamo nel dettaglio le diverse aree del corpo coinvolte nella comunicazione non verbale.

Espressioni facciali

Spesso inconsce, le nostre espressioni facciali possono rivelare cosa pensiamo veramente. Il viso nel linguaggio del corpo è estremamente espressivo, in grado di trasmettere innumerevoli emozioni. A differenza di altre forme di comunicazione non verbale le espressioni facciali sono universali.

Proviamo a fare un piccolo test. Provate a identificare le emozioni dall’espressione facciale in questa foto:

Se ci avete provato siamo sicuri che sarete riusciti abbastanza chiaramente a distinguere le sei emozioni principali. Quali sono i particolari a cui dobbiamo prestare attenzione:

  • Sorpresa: sopracciglia sollevate, occhi spalancati, bocca aperta
  • Disgusto: naso arricciato, labbro superiore sollevato
  • Rabbia: sopracciglia abbassate e unite, occhi furiosi, restringimento delle labbra
  • Paura: sopracciglia sollevate e tirate assieme, palpebre superiori sollevate, palpebre inferiori tese, labbro leggermente allungato verso l’orecchio
  • Tristezza: palpebre superiori cadenti, occhi non concentrati
  • Felicità: rughe a zampa di gallina, guance sollevate

Gli occhi

Gli occhi svolgono un ruolo fondamentale nella comunicazione faccia a faccia.

  • Uno sguardo diretto indica interesse a meno che non sia prolungato, in questo caso può essere percepito come una minaccia
  • Distogliere lo sguardo frequentemente e abbassare lo sguardo, oppure evitare il contatto visivo può indicare che la persona è in ansia, prova imbarazzo, cerca di nascondere qualcosa o è distratta.
  • Sfuggire allo sguardo oppure abbassare lo sguardo in presenza di domande “scomode” nel linguaggio del corpo può segnalare un tradimento delle parole dette a voce dalla persona.
  • Alzare gli occhi al cielo: nel linguaggio del corpo può voler dire frustrazione e/o rassegnazione.
  • Sbattere le palpebre: sbattere le palpebre frequentemente può indicare che la persona si sente a disagio. Viceversa, sbattere poco le palpebre può indicare che quella persona stia intenzionalmente cercando di controllare i propri movimenti oculari.
  • Sgranare gli occhi: è segnale di interesse, di gradimento, anche di tipo sessuale.

La bocca

  • Sorridere per mostrare felicità, approvazione, sarcasmo o cinismo.
  • Sorridere a labbra strette: la persona è generalmente a disagio ma si sforza di essere affabile e cortese.
  • Mordersi il labbro inferiore può indicare insicurezza o preoccupazione.
  • Coprire la bocca per nascondere una reazione, come un sorriso genuino o un sorrisetto. Può essere un modo per essere educati se la persona sta sbadigliando o tossendo, ma può anche essere un tentativo di nascondere disapprovazione.
  • Mostrare la lingua: mordicchiare il labbro inferiore o mostrare la lingua, leggermente, passandola sulle labbra o toccando i denti frontali, può essere usato come segnale di seduzione.

Le braccia

  • Tenere le braccia vicino al corpo per attirare meno l’attenzione.
  • Espandere le braccia per apparire più imponente, più grande o minaccioso,
  • Incrociare le braccia e avere le braccia conserte indica sentimenti di autoprotezione, difesa o chiusura.
  • Toccare il braccio: se il tuo partner ti tocca il braccio, mentre parli o mentre parla lui, può essere un segno di intimità.

Piedi e gambe

  • Entrambi i piedi puntati verso di te o a forma di V verso di te possono indicare interesse.
  • Entrambi i piedi puntati lontano da te, specialmente a forma di V angolata, possono indicare disinteresse.
  • Le gambe incrociate possono indicare che la persona si sente disinteressata o chiusa.
  • Accavallare le gambe nel linguaggio del corpo indica può indicare voglia di auto-protezione.

Prossemica

La comunicazione non verbale comprende anche la prossemica, ossia l’uso che gli individui fanno dello spazio sociale e personale. Se ci riflettiamo, quando un estraneo si avvicina in modo brusco o invade i nostri spazi, tutti noi, inconsciamente, percepiamo questo avvicinamento come una minaccia.

Questo accade perché nello spazio intorno alle persone, una sorta di ‘’bolla’’, chiamato anche uovo prossemico, ossia un proprio spazio personale che non deriva solamente dalla storia intima di ognuno ma anche dalla cultura di appartenenza. Le zone prossemiche sono quattro, e questo è universale per ogni cultura, ciò che cambia sono le distanze.

  • Zona intima: va dal nostro corpo a circa 50 cm. Alla zona intima possono accedere solamente le persone con cui abbiamo un rapporto particolarmente coinvolgente sul piano affettivo. A questa distanza infatti possiamo toccarci, abbracciarci, parlarci a bassa voce. È una zona che va guadagnata nelle interazioni con gli altri.
  • Spazio personale: da 50 cm a 1 m. In questa zona possono muoversi le persone che conosciamo bene e con le quali abbiamo informale: amici, colleghi o eventualmente alcuni clienti con cui andiamo particolarmente d’accordo.
  • Spazio sociale: da 1m a 4m. All’interno di questo spazio intratteniamo i rapporti più formali: datore di lavoro, clienti con cui non abbiamo confidenza.
  • Spazio pubblico: da 4 metri in poi.

La prossemica è fondamentale, poiché quando i nostri spazi vengono invasi da persone che non hanno il ruolo per violarli, in maniera inconscia, spesso tentiamo di allontanarci e se non ci si riesce teniamo a distanza l’altro cercando di non incrociare il suo sguardo

Se si desidera che la comunicazione sia efficace è necessario fare attenzione ai segnali non verbali che l’interlocutore invia (segnali di allontanamento/avvicinamento) e porsi ad una distanza relazionale che l’altro desidera venga mantenuta.

Per quanto riguarda i nostri assistiti è importante tenere a mente che noi siamo a tutti gli effetti degli estranei e quindi è bene osservare i segnali che ci stanno mandando; rispettiamo gli spazi e cerchiamo di non essere invadenti.

Allo stesso tempo dobbiamo però prestare attenzione qualora ci siano delle richieste di avvicinamento, in questo caso sempre nel rispetto dei nostri spazi corporei cerchiamo di assecondare. Rifiutare totalmente una richiesta di avvicinamento potrebbe mettere la persona in una condizione in cui si sente rifiutata. Questo non vuol dire che dobbiamo accettare ogni richiesta, se sentiamo che la richiesta, che può essere sia verbale che paraverbale, è troppo intrusiva, possiamo cercare di mediare e di trovare un compromesso.

E se fosse l’altra persona a violare i nostri spazi o a metterci in una situazione in cui possiamo sentirci a disagio?

Forse con un esempio potrebbe risultare più semplice: se arriviamo a casa di un assistito e ci fa accomodare su una sedia vicino a lui, che però riteniamo sia troppo vicina e che potrebbe creare per noi una situazione di disagio, cosa possiamo fare?

Non spostiamo violentemente la sedia e non sediamoci all’estremo opposto. Spostiamo leggermente la sedia, cercando di non allontanarci troppo e serviamoci del linguaggio paraverbale per comunicare che siamo comunque disponibili. È meglio spostare leggermente la sedia e adottare una posizione rilassata sulla sedia, tenere il contatto visivo e sorridere, piuttosto che accontentare la richiesta di vicinanza e poi adottare una comunicazione non verbale che trasmette disagio.

Leggi di più sull’importanza della comunicazione!

;